Giovanna D

GIOVANNA D Processo a un sogno

di Luca Toschi




Giovanna d’Arco ha ispirato decine di opere artistiche, letterarie, teatrali e cinematografiche. La sua figura, ancora avvolta per molti aspetti in quel mistero che i secoli non hanno saputo dissolvere, ha interrogato le coscienze dei suoi contemporanei e continua ad interrogarci ancora oggi. Donna guerriera, vergine salvatrice Giovanna diviene archetipo della donna capace di contrapporsi all'iniquità del mondo in difesa di una ragione più vera e più alta. Lo spettacolo di Luca Toschi, nato per una compagnia teatrale, è stato riadattato in forma di monologo, per attrice sola.



Appunti di un percorso


Giovanna d’Arco ha ispirato decine di opere artistiche, letterarie, teatrali e cinematografiche. La sua figura, ancora avvolta per molti aspetti in quel mistero che i secoli non hanno saputo dissolvere, ha interrogato le coscienze dei suoi contemporanei e continua ad interrogarci ancora oggi.

Sono molte le domande che questa ragazza ci pone, ci grida da un rogo che mai si è spento,   un rogo sul quale coloro che ritengono di possedere  la verità hanno continuato e continuano a gettare ogni dubbio, ogni deviazione, ogni ipotesi di possibili verità diverse.

Ma quello che prima di ogni altra cosa Giovanna ci  chiede è di essere ascoltata. Così, semplicemente ascoltata, per quello che ha saputo dire, con coraggio, ostinazione, volontà incrollabile, fede. La sua fede.

Non è sempre facile accettare le sue parole senza tentare subito un giudizio, abituati come siamo a giudicare ancora prima di conoscere. E’ però solamente nel silenzio di ogni nostra certezza che è possibile udire ancora oggi le parole di Giovanna, e conoscere il suo sogno.

Un sogno grande e folle e bellissimo, per il quale lei ha saputo morire. Un sogno come potrebbero esseri i nostri, se solo avessimo il coraggio di crederci fino in fondo. Ma noi, poi, siamo davvero ancora capaci di sognare?


Giovanna d’Arco ha subito, nei secoli, tre processi. Il primo l’ha condotta al rogo, il secondo l’ha completamente riabilitata e il terzo infine, passati cinque secoli dal primo, l’ha elevata alla gloria degli altari.

Il testo “Giovanna D – Processo a un sogno”, si basa parzialmente sui verbali dei primi due processi dai quali, con incredibile forza, emerge la breve vicenda terrena di questo affascinante personaggio.

I verbali ci fanno però conoscere solamente alcuni aspetti della sua vita, quelli “pubblici”, oggetto prima del feroce attacco da parte dei suoi accusatori e poi del tentativo, condotto nel corso del secondo processo quando ancora erano viventi molti dei protagonisti e dei testimoni diretti, di ristabilire una qualche verità.

Di Giovanna, della sua verità, del suo mondo interiore fatto di speranze, paure, sogni, dubbi e rinnovate certezze, dai testi di questi processi emergono solo pochi frammenti. Tutti contenuti nelle risposte incredibilmente coerenti e coraggiose che seppe dare ai suoi carnefici.

Sono stati proprio questi frammenti a guidare la “costruzione” di quelle scene che nel testo teatrale sono frutto di pura invenzione. Una invenzione però ritenuta necessaria per rendere l’incredibile complessità morale e umana, nonché almeno in parte il mistero, di questa ragazza.

Alle scene del processo sono state allora alternate scene nelle quali si immagina Giovanna bambina, perché è proprio nella sua infanzia e prima adolescenza che a lei si manifestarono quelle entità che poi l’avrebbero accompagnata fino alla fine, in ogni circostanza.

Ancora, vengono immaginate alcune scene nelle quali sono proprio queste “entità” ad essere, assieme a Giovanna, protagoniste. Perché sono loro, le sue “Voci”, ad avere determinato ogni sua scelta e ad averle dato la forza, necessaria prima a guidare un esercito e poi ad affrontare mesi di prigionia, di interrogatori, di violenza.

“Presenze” alle quali Giovanna si è sempre affidata con assoluto e totale abbandono, ma con le quali è anche di sicuro entrata in intimo conflitto, sino dubitare forse della loro stessa esistenza.

Infine è stato inserito un personaggio di pura invenzione, il “Giullare”, che, rivolgendosi direttamente al pubblico, narra con la poesia ed il canto le vicende umane di Giovanna. Voce di un folle che chiede di non dimenticare, che interroga e provoca il suo pubblico perché quella storia che lui racconta non vada dispersa, come disperse furono le ceneri di lei, gettate nel fiume.


I nuclei tematici


Alcuni nuclei tematici fondamentali presenti all’interno del testo, così come si è venuto a formare, sono stati assunti quali “chiavi di lettura” in modo da poter sviluppare in modo coerente l’insieme degli elementi drammaturgici. In particolare, il lavoro di costruzione scenica ha tenuto conto delle seguenti evidenze:


- La vicenda storica di Giovanna non si realizza a partire dal nulla, ma affonda la propria origine e la propria forza in una antichissima tradizione di donne guerriere e vergini salvatrici, tracce delle quali si possono trovare nelle leggende di molti popoli antichi e, con particolare ricorrenza, all’interno delle tradizioni celtiche. Le stesse tradizioni nelle quali si è formata una delle famose “profezie” del mitico mago Merlino, che proprio da una ragazza vergine e guerriera aveva visto venire la salvezza per il Regno di Francia. Quella stessa profezia che, ben viva nel cuore del popolo ai tempi di Giovanna, ne favorì l’incredibile parabola.


- Giovanna è una figura emblematica del proprio tempo ma anche “figura universale”, sia per questo suo essere profondamente inserita in una tradizione che attraversa il tempo, e quindi lo supera, sia in quanto la sua testimonianza di vita, coerente sino alla fine con la propria verità, assume valore e significato in ogni tempo e luogo. Anche gli altri personaggi, in relazione a lei o per contrapposizione, assumono un valore universale, diventando simboli di realtà presenti in ogni tempo.


- Pur vivendo con grande partecipazione la propria epoca, Giovanna allo stesso tempo vive in una sua particolare “dimensione del sogno”, nella quale si muovono figure mitiche che a lei sola si manifestano. Giovanna sente, facendone un’esperienza intensa, diretta, fisica, che esistono dimensioni sconosciute nelle quali agiscono forze più grandi di lei e a queste forze si abbandona, scoprendo che solo così può essere davvero se stessa, davvero libera.


- Giovanna infine si contrappone, con la sua personalità, ad un potere istituzionale che di lei ha paura e che perciò fa di tutto per distruggerla. Nello scontro tra le ragioni della propria coscienza con quelle del potere che la tiene prigioniera, Giovanna afferma il primato dell’individuo su qualunque apparato sociale.


Semplice, autentica nelle proprie convinzioni ed emozioni, trasparente nei pensieri e nei sentimenti, appare esteriormente indifesa di fronte ai suoi giudici, ma è proprio questa sua fragilità esteriore che consente alla sua grande forza interiore di rivelarsi. Giovanna vede una realtà che gli altri non vedono e cerca e confida nelle sue “Voci”, senza però essere consapevole delle conseguenze che potranno avere il suo agire e le sue affermazioni, per lei necessarie e naturali. Dal disarmante coraggio iniziale con il quale si rivolge ai giudici, nell’incessante susseguirsi degli interrogatori passa alla rabbia e poi ancora allo sconforto, nel rendersi conto che le domande a lei poste sono in realtà solamente delle trappole.


Mentre la dura prigionia, gli estenuanti interrogatori e le continue violenze, fisiche  e psicologiche, sempre più la segnano nel corpo e nell’animo, Giovanna riesce tuttavia a conservare sempre la propria sincerità, a volte gridata, e la fede in una missione e in coloro che a lei l’hanno affidata. Nella progressiva consapevolezza della condanna, che le provoca un terrore umanissimo, Giovanna lancia infine la sua ultima sfida rinnegando la propria debolezza e affidandosi ancora e sempre al “suo” Dio. Per passare così dal tempo della storia all’eternità della leggenda.


La messa in scena


L’emozione. E’ stata questa la direttrice, la linea guida che ha condotto il lavoro svolto sul testo per arrivare a portarlo in scena. Anzi, “le” emozioni, le tante emozioni che lavorare su questa storia ha provocato in tutti coloro che ad essa si sono accostati.

Mantenere intatte queste emozioni, renderle trasparenti, in modo da poterle trasmettere con immediatezza al pubblico. Questo l’obbiettivo. Per raggiungerlo, un lavoro su due fronti: da un lato la costruzione “tecnica” dei personaggi, dall’altro la comprensione profonda, empatica, delle loro ragioni.

Un doppio lavoro che necessariamente deve procedere in parallelo, perché se è vero che la comprensione aiuta l’espressione è vero anche l’inverso. Per procedere in questo lavoro è stato necessario in primo luogo “sospendere” il giudizio. Sui singoli personaggi e sull’opera nel suo complesso.

Soltanto a partire da questa sospensione è stato possibile ricercare una verità per ogni personaggio e una verità per ogni scena. Personaggi e scene che hanno poi dovuto incontrarsi, a volte scontrarsi, per diventare insieme qualcosa di ancora diverso, di possibilmente vivo. In ogni momento, a guidare le decisioni è stata la volontà di non tradire la memoria di Lei.

Nella complessità, la semplicità. Se possibile, non aggiungere, ma togliere, arrivare all’essenziale. Anche questa è stata una linea guida importante, determinante nel tentativo di non soffocare l’emozione con costruzioni teatrali “eccessive”.

Perché la forza della vicenda che viene narrata, la sua capacità di presa e di coinvolgimento, è proprio nella storia stessa, nella grande umanità della sua protagonista e tutto, a livello teatrale, deve essere al servizio di quanto rappresentato. Mai il contrario.

Scenografia, musiche, luci, costumi, trucco, anche nella scelta o nella realizzazione di queste fondamentali componenti sono stati seguiti gli stessi criteri. Semplicità ed emozione. Perché ad alzarsi dalla polvere del palcoscenico e dei secoli sia lei e soltanto lei: Giovanna d’Arco.



Lo Spettacolo “Giovanna D – Processo ad un Sogno”, scritto da Luca Toschi e basato sugli atti dei processi di condanna e di riabilitazione a Giovanna d’Arco, è stato portato in scena dalla “Compagnia del Menestrello” di Recoaro Terme, fondata e diretta dallo stesso Luca Toschi, numerose volte negli anni dal 2002 al 2006. Successivamente, scioltasi la “Compagnia del Menestrello”, lo stesso regista Luca Toschi ha fondato nel 2009 il “Laboratorio Teatrale Komos”, a Cornedo Vicentino. Con tale Gruppo ha riadattato, per attrice sola, il lavoro “Giovanna D”.